La saturazione dell’ossigeno, venuta alla ribalta durante l’emergenza legata al Covid-19 che ha caratterizzato gli ultimi anni, è un parametro cruciale per la nostra salute e merita un’attenzione particolare. Si tratta di un indicatore importante per tutti, soprattutto per le persone più anziane. Cerchiamo di conoscerlo meglio.

Questo indice, apparentemente semplice ma spesso trascurato, rivela in realtà lo stato di salute del nostro organismo. La saturazione dell’ossigeno, misurata attraverso un dispositivo chiamato pulsossimetro, è un indicatore diretto di quanto efficacemente il nostro sangue trasporta l’ossigeno dai polmoni agli organi e ai tessuti vitali del corpo.

Capire il significato dei valori di saturazione dell’ossigeno è essenziale non solo per i professionisti del settore sanitario, ma anche per il pubblico generale.

In questo articolo esploreremo le implicazioni di una saturazione dell’ossigeno non ottimale, analizzando le cause che possono portare a tale condizione e le possibili conseguenze sulla salute. Inoltre, ci concentreremo su come la misurazione regolare della saturazione dell’ossigeno possa diventare uno strumento prezioso nella gestione della propria salute, permettendo un intervento tempestivo in situazioni critiche.

Cos’è la saturazione dell’ossigeno

L’ossigeno svolge un ruolo fondamentale nel nostro corpo, essendo elemento chiave per la sopravvivenza di ogni singola cellula. La sua distribuzione viene assicurata dal sistema circolatorio, con i globuli rossi che agiscono come veri e propri vettori.

I globuli rossi:

  1. prelevano l’ossigeno nei polmoni
  2. lo trasportano attraverso le arterie fino a raggiungere ogni organo
  3. scambiano l’ossigeno con l’anidride carbonica, un prodotto di scarto del metabolismo cellulare
  4. riconducono l’anidride carbonica ai polmoni tramite le vene per l’espulsione.

Durante il passaggio nei polmoni, una percentuale che varia tra il 95% e il 100% dei globuli rossi si “carica” di ossigeno. Tuttavia, in presenza di malattie polmonari o altre patologie, l’efficienza di questo processo può ridursi, con una conseguente diminuzione della saturazione ossigenica nel sangue.

Il valore di saturazione dell’ossigeno indica quanto efficacemente l’ossigeno viene trasportato dal sangue ai vari organi e tessuti, ed è quindi un indicatore diretto dell’efficienza respiratoria e della salute cardiovascolare.

Una saturazione bassa può rendere necessaria la somministrazione supplementare di ossigeno, per mantenere livelli adeguati. L’ipossiemia, ovvero una ridotta concentrazione di ossigeno nel sangue arterioso, è infatti indicativa di problemi respiratori o circolatori e può manifestarsi con sintomi come la difficoltà respiratoria.

L’ipossiemia può portare all’ipossia, che indica una mancanza di ossigeno nei tessuti, negli organi o nell’organismo nel suo insieme. In condizioni di patologie polmonari, il livello di ossigeno nel sangue può essere sotto la norma, influenzando negativamente la funzionalità delle cellule, in particolare di organi critici come il cuore e il cervello.

Un livello adeguato di saturazione, che normalmente si aggira tra il 95% e il 100%, è dunque essenziale per il mantenimento di una buona salute.

Cause della saturazione bassa

Una ridotta saturazione dell’ossigeno nel sangue può essere il risultato di una varietà di cause, alcune delle quali possono essere particolarmente serie. Malattie respiratorie come bronchite, asma e polmonite sono tra le più comuni, dato che possono impedire un efficace scambio di ossigeno nei polmoni, riducendo così la quantità di ossigeno che arriva al flusso sanguigno e di conseguenza a organi e tessuti.

Anche problemi cardiaci possono influenzare negativamente la saturazione dell’ossigeno. Condizioni come l’insufficienza cardiaca, che compromettono la capacità del cuore di pompare il sangue in modo efficiente, possono limitare il trasporto di ossigeno, causando una diminuzione dei livelli di ossigeno disponibili per il corpo.

Inoltre, l’avanzare dell’età può portare a una diminuzione della funzionalità polmonare, rendendo più comuni i problemi di saturazione dell’ossigeno negli anziani. Con l’età, i polmoni tendono a perdere elasticità e la capacità respiratoria può calare, rendendo più arduo per il corpo assorbire l’ossigeno necessario.

La pandemia di COVID-19 ha inoltre evidenziato l’impatto che virus e malattie possono avere sulla saturazione dell’ossigeno, causando gravi compromissioni polmonari e riduzioni rapide e pericolose della stessa.

Per garantire una corretta ossigenazione delle cellule, è essenziale che:

  • l’aria respirata contenga ossigeno in quantità sufficiente
  • i polmoni siano in grado di assorbire l’ossigeno e di espellere l’anidride carbonica
  • il sistema cardiovascolare funzioni correttamente per portare il sangue ai polmoni, arricchirlo di ossigeno e distribuirlo in tutto il corpo.

 Alterazioni in questi meccanismi possono portare all’ipossiemia, specialmente in situazioni di stress fisico o durante malattie.

Esempi includono attacchi asmatici severi, danni polmonari da trauma, patologie come enfisema, polmonite, edema polmonare, l’uso di certi farmaci che inducono depressione respiratoria, anemia e altre condizioni che interferiscono con la respirazione o la circolazione. Questi fattori possono influenzare direttamente la quantità di ossigeno che raggiunge le cellule e, di conseguenza, la salute generale.

Ossigenazione e inquinamento ambientale

L’inquinamento ambientale pare poter avere effetti significativi sull’ossigenazione del sangue. L’esposizione a inquinanti atmosferici, come il particolato fine (PM10 e PM 2.5), il monossido di carbonio, gli ossidi di azoto e i composti organici volatili, può ridurre la capacità dei polmoni di assorbire ossigeno in modo efficace.

In particolare, il monossido di carbonio, un gas inodore e incolore spesso presente nell’aria inquinata, ha un’affinità molto alta per l’emoglobina, la proteina dei globuli rossi che trasporta ossigeno. Quando le persone inalano monossido di carbonio, questo gas si lega all’emoglobina più facilmente dell’ossigeno, riducendo la quantità di ossigeno che può essere trasportata nel sangue e distribuita agli organi e ai tessuti del corpo.

Il PM10 e il PM2.5 sono particolarmente dannosi. Le particelle PM10, con un diametro massimo di 10 micrometri, possono essere inalate, raggiungendo le vie respiratorie superiori e i polmoni, peggiorando malattie respiratorie croniche. Le particelle PM2.5, ancora più piccole, possono penetrare profondamente nei polmoni e persino entrare nel flusso sanguigno. L’esposizione a PM2.5 è collegata a gravi problemi di salute, inclusi attacchi cardiaci, ictus e alcuni tipi di cancro.

Entrambi questi tipi di particolato possono compromettere l’efficienza polmonare nell’ossigenare il sangue, causando una diminuzione della saturazione dell’ossigeno e provocando infiammazione e stress ossidativo nei tessuti polmonari.

I sintomi della bassa saturazione

La bassa saturazione dell’ossigeno nel sangue, una condizione nota come ipossiemia, può manifestarsi attraverso una varietà di sintomi, alcuni dei quali possono essere sottili e altri più evidenti. È importante riconoscere questi segni perché possono indicare una necessità urgente di assistenza medica.

Uno dei sintomi più comuni è la dispnea o difficoltà respiratoria, che può manifestarsi come un senso di affanno o incapacità di respirare profondamente. Questo sintomo è particolarmente evidente durante attività fisiche, ma può verificarsi anche a riposo in casi più gravi.

Altri segni di bassa saturazione includono:

  • Cianosi: una colorazione bluastra della pelle, specialmente sulle labbra e sotto le unghie, dovuta a una carenza di ossigeno nel sangue.
  • Affaticamento e stanchezza: sentirsi costantemente stanchi o deboli può essere un segnale di insufficiente ossigenazione.
  • Battito cardiaco accelerato: il cuore può battere più velocemente del normale in un tentativo di trasportare più ossigeno ai tessuti.
  • Confusione mentale e capogiri: la mancanza di ossigeno può influenzare la funzione cerebrale, portando a sintomi come confusione, disorientamento o vertigini.
  • Mal di testa: la ridotta ossigenazione può causare mal di testa persistenti o severi.
  • Respiro corto e superficiale: un cambiamento nel ritmo respiratorio, con respiri corti e superficiali.

In presenza di questi sintomi è importante consultare immediatamente un medico, soprattutto se si presentano improvvisamente o si aggravano rapidamente. La bassa saturazione di ossigeno può essere un segnale di condizioni sottostanti gravi come malattie polmonari, problemi cardiaci o infezioni respiratorie acute come il COVID-19. La diagnosi precoce e il trattamento adeguato sono essenziali per prevenire complicazioni potenzialmente serie.

Misurazione della saturazione: strumenti e metodi

La saturazione dell’ossigeno nel sangue, misurata attraverso l’utilizzo di un pulsossimetro o saturimetro, è un indicatore essenziale per valutare l’efficienza respiratoria. Questo strumento non invasivo, generalmente applicato sul dito del paziente, sfrutta la luce per determinare la quantità di ossigeno presente nel sangue. Fornisce una lettura immediata del livello di saturazione dell’ossigeno (SpO2) e monitora anche la frequenza cardiaca.

Il pulsossimetro è ampiamente utilizzato sia in ambito clinico che domiciliare, in particolare per pazienti con malattie croniche respiratorie o cardiache.

I valori normali di saturazione dell’ossigeno e gli effetti di una ridotta saturazione sono i seguenti:

  • Tra il 95% e il 100%: valore ottimale
  • 85% 95%: in questa fascia, non si osservano solitamente evidenti problemi fisici o mentali
  • 65% e inferiore: a questo livello, può verificarsi un’alterazione del funzionamento mentale
  • 55% e inferiore: valori in questa gamma possono portare, in genere, alla perdita dello stato di coscienza.

Tuttavia, è importante considerare che questi valori possono variare leggermente in base all’età.

Come gestire e correggere la bassa saturazione

Per affrontare e migliorare una situazione di bassa saturazione dell’ossigeno nel sangue, è fondamentale intraprendere alcuni passi specifici:

  • Migliorare la qualità dell’aria: evitare ambienti inquinati, fumo passivo di sigaretta e ridurre l’esposizione a sostanze inquinanti. È anche utile cercare di vivere in ambienti ben ventilati.
  • Incrementare l’attività fisica regolare che può essere particolarmente vantaggiosa per rafforzare la capacità polmonare e migliorare l’ossigenazione del sangue. Esercizi come camminate veloci, nuoto o ciclismo possono essere particolarmente utili, sempre nel rispetto delle proprie condizioni fisiche e sotto la guida di un professionista.
  • Praticare esercizi di respirazione: le tecniche di respirazione profonda, come quelle praticate nello yoga o nel Pilates, possono anche essere di grande aiuto. Queste pratiche non solo rafforzano i polmoni ma aiutano anche a gestire lo stress, che può a sua volta influenzare negativamente la respirazione.

In casi di ipossia cronica o acuta, è importante consultare un medico. Il professionista potrebbe prescrivere trattamenti specifici come l’ossigenoterapia o altri interventi farmacologici, a seconda della causa sottostante della bassa saturazione.

La saturazione dell’ossigeno negli anziani

Negli anziani la saturazione dell’ossigeno può presentare caratteristiche particolari. Con l’avanzare dell’età, la funzionalità polmonare tende a diminuire, portando a valori di saturazione leggermente inferiori rispetto a quelli di adulti più giovani. È comune per gli anziani avere valori di saturazione tra il 94% e il 98%.

In presenza di malattie croniche, come BPCO o insufficienza cardiaca, gli anziani devono essere monitorati più attentamente per prevenire episodi di ipossia. È importante che gli anziani, o chi si prende cura di loro, siano istruiti sull’uso corretto dei saturimetri e sull’interpretazione dei valori, per intervenire tempestivamente in caso di anomalie.

 

La comprensione e il monitoraggio della saturazione dell’ossigeno sono essenziali per una gestione efficace della salute delle persone. Riconoscere i segnali di una saturazione bassa e intervenire prontamente può fare la differenza nel prevenire complicazioni gravi, specialmente in presenza di condizioni preesistenti. Il ruolo del pulsossimetro in questo contesto diventa fondamentale, trattandosi di uno strumento accessibile e preciso per la valutazione dell’ossigenazione del sangue.
La salute respiratoria e cardiovascolare dipende in gran parte da una corretta ossigenazione, rendendo la saturazione dell’ossigeno un parametro da non sottovalutare nella cura quotidiana del proprio benessere.