30 novembre 2023 – Parigi

9° edizione degli ORPEA Excellence Awards, il premio che riconosce le iniziative più originali e innovative per la cura e l’assistenza dei nostri Pazienti, dei nostri Ospiti, delle loro famiglie e dei nostri dipendenti.

“L’innovazione è una parte essenziale della strategia del nostro Gruppo, è la nostra capacità di trasformarci e di guardare avanti”.
88 i progetti provenienti da 14 paesi in competizione per le categorie:

# Innovazione nell’assistenza
# Ricerca
# Etica clinica
# 1000 sorrisi
# Employee Experience novità di quest’anno!

È con grande emozione che annunciamo la vittoria della nostra squadra di Madonna dei Boschi, Clinica di Riabilitazione Funzionale di Torino.

A ritirare il premio per la categoria CARE INNOVATION la logopedista Francesca Ciavarella ideatrice del progetto “Cognitive Motor Pathway” insieme al Dr Marco Calegari, direttore sanitario della Casa di Cura e Membro del Comitato Scientifico Internazionale del Gruppo.
“Il percorso cognitivo-motorio è un sistema di valutazione e trattamento dual task per pazienti con danno neurologico, basato sulla stimolazione cognitivo-linguistica durante la deambulazione”.

A sostenere la nostra equipe a Parigi c’erano anche la Dottoressa Alessandra Rosselli Referente Medico di Orpea Italia e Carine Bissirier Commercial & Marketing Director.

In collegamento per le più vive congratulazioni la CEO Alessandra Taveri orgogliosa delle eccellenze che rappresenta.

Abbiamo intervistato la Dr.ssa Francesca Ciavarella, logopedista in forze a Madonna dei Boschi, per avere la sua testimonianza diretta

Francesca lei è fresca di premiazione per il miglior progetto nella categoria Innovazione agli Excellence Awards 2023 con il Percorso Cognitivo Motorio.

1 – Come è nato il progetto?

L’idea è nata dall’esigenza di aiutare i pazienti a trasferire nella realtà di tutti i giorni i miglioramenti ottenuti a tavolino durante le sedute di logopedia. Dal confronto con i fisioterapisti spesso emergeva che durante la deambulazione era sufficiente un piccolo distrattore per fare perdere al paziente il corretto assetto motorio, compresa la gestione dell’ausilio, con aumentato rischio di caduta. Inoltre, dopo un danno neurologico sono numerosi gli aspetti potenzialmente deficitari e questo lavoro permette di trattarne diversi contemporaneamente: accesso lessicale con vincoli fonologici e semantici, attenzione sostenuta e divisa, memoria di lavoro, a breve e lungo termine, funzioni esecutive. Ho quindi ideato un sistema semplice da realizzare ma al contempo efficace e facilmente applicabile che consentisse di unire gli aspetti motori e la stimolazione lessicale e cognitiva. Il progetto si è evoluto negli anni, in particolare dopo la mia personale esperienza da “paziente”: nel 2014 a seguito di un incidente stradale ho subito un grave trauma cranico dal quale mi sono fortunatamente ripresa completamente dopo una lunga ospedalizzazione e successiva riabilitazione. Durante tale periodo ho potuto toccare con mano le reali difficoltà che un danno neurologico può comportare, soprattutto nell’integrazione degli apprendimenti e nel multi-tasking; questo mi ha consentito in seguito di implementare ulteriormente il progetto con uno sguardo “interno”.

2 – Come funziona precisamente il progetto?

In un corridoio di circa 5×2 metri, si sistemano 4 strisce di numeri e lettere alternati, due a terra e due al muro.

È stato elaborato un protocollo di valutazione, quindi nel caso del paziente neurologico, si effettua:

  • la valutazione iniziale,
  • il trattamento
  • la rivalutazione finale.

Si chiedono compiti di cammino e lettura, produzione lessicale e rievocazione a breve termine ed esercizi di calcolo.

Talvolta si possono aggiungere ostacoli motori (concordati con il fisioterapista di riferimento).

Il trattamento viene adattato al livello prestazionale del paziente.

Per avere delle medie di confronto, lo stesso protocollo viene somministrato a due gruppi: uno costituito dai pazienti ortopedici, l’altro da soggetti sani (colleghi, studenti).

3 – Quali sono i campi di applicazione?

Attualmente il progetto viene utilizzato con pazienti neurologici nel momento in cui raggiungono una deambulazione sicura (con o senza ausilio, con o senza assistenza) in un tratto lungo almeno 5-10 metri. Ma è possibile adattarlo e somministrarlo anche ad altre categorie di pazienti, ad esempio per ridurre i rischi di caduta nei residenti delle RSA, o nei pazienti con decadimento cognitivo lieve-moderato per mantenere il più a lungo possibile un’autonomia motoria e funzionale.

Parlando di risultati, molti pazienti riportano maggiore sicurezza nella gestione dello spazio e dell’ausilio.

La letteratura scientifica evidenzia che il trattamento combinato (cognitivo e motorio) riduce il rischio cadute. Dall’analisi dei dati è emersa alta significatività nel confronto tra valutazione iniziale e finale del paziente neurologico (il training acquista validità) e un aspetto interessante emerso è che il paziente neurologico in dimissione si avvicina alle prestazioni del paziente ortopedico. I risultati ottenuti nella somministrazione del protocollo emergono anche in risposta a test cognitivi successivamente somministrati al di fuori del percorso, a sostegno del fatto che la stimolazione dual task non solo induce miglioramenti esercizio-specifici ma che tali miglioramenti si mantengono anche in contesti diversi.

4 – Francesca questo premio come la fa sentire?

Entusiasta!

Essere premiati a Parigi per questo progetto è stato il coronamento e il riconoscimento del duro lavoro svolto e una importante spinta per proseguire e perseguire ulteriori traguardi. Inoltre la calorosa accoglienza riservataci ha ulteriormente sottolineato quanto importante sia far parte di un Gruppo così grande che premia e supporta la ricerca e l’innovazione.  Anche a casa le soddisfazioni non mancano: incontrare per caso pazienti che hanno fatto questo lavoro con me in passato che lo ricordano come faticoso ma molto utile; tutte le richieste di presa in carico dei colleghi medici e fisioterapisti quando il paziente è un buon candidato al PCM.

Inoltre vedere il miglioramento del paziente durante e dopo il training è sicuramente fonte di motivazione e di grande orgoglio.

5 – I suoi progetti per il futuro?  

Mi piacerebbe esportare questa idea e formare colleghi che lavorano in strutture simili alla mia che prevedano la presenza di logopedisti e fisioterapisti. Il lavoro in team ricompensa sempre e questo progetto ne è una dimostrazione.